In molti Comuni italiani è tempo di elezioni e spesso al centro del dibattito tra i candidati c’è la riduzione della spesa pubblica.
Secondo i dati SIOPE elaborati dall’ENEA, nel 2016 la PA centrale ha speso per elettricità, riscaldamento e trasporto circa 117 milioni di euro, di cui 35% per l’energia elettrica, 4% per il gas ed il 61% per gasolio, benzina e altri carburanti fossili. A livello di PA periferica, la spesa dei Comuni si attesta intorno a 1,85 miliardi, con una spesa del 70% per l’energia elettrica, 20% per il gas, 10% per combustibili e carburanti. Le Province, che gestiscono gran parte dell’edilizia scolastica, hanno speso 220 milioni di euro nel 2016, con un sostanziale equilibrio fra spesa per utenze elettriche e gas (rispettivamente 47% e 43%) e il 10% destinato a combustibili e carburanti. Le Strutture sanitarie si sono attestate su una spesa di circa 1,13 miliardi di euro (52% per l’elettricità e il 42% per il gas). Infine, il 70% dei consumi energetici dell’intera PA nel 2016 è da ripartirsi in quattro ambiti: PA centrale, enti locali, istruzione e sanità.
“L’efficienza energetica nella Pubblica Amministrazione – spiega in una nota l’ENEA – rappresenta un elemento fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi previsti al 2030 e al 2050 e costituisce un fattore chiave della nuova Strategia Energetica Nazionale in fase di definizione. Gli interventi della PA sul proprio patrimonio immobiliare, strumento indispensabile per assicurare i servizi ai cittadini e alle imprese, possono contribuire alla riduzione sia della spesa pubblica per l’energia che delle emissioni di CO2 e, nello stesso tempo, concorrere ad assicurare ai cittadini una migliore qualità della vita”.